Quando si parla delle relazioni tra la Cina ed i paesi africani si rischia sempre di cadere nella trappola della semplificazione, su cui spingono molto i media occidentali, che raffigura la potenza emergente asiatica intenta nel proporre un nuovo imperialismo con il quale sfruttare il continente africano.
Per fare un minimo di chiarezza su questo tema bisogna innanzitutto spiegare la filosofia della politica estera cinese sin dall'epoca di Zhou Enlai, ovvero i “ Cinque Principi della Coesistenza pacifica ”, i quali consistono nel: mutuo rispetto della sovranità e integrità territoriale, non-aggressione, non-ingerenza negli affari interni, uguaglianza e cooperazione per un vantaggio comune e coesistenza pacifica.
Questo importantissimo concetto venne sviluppato nel 1954 dal già citato premier cinese durante le importanti visite in India e in Birmania e la cui validità è stata recentemente ribadita dal presidente Xi Jinping:
"I Cinque Principi della Coesistenza Pacifica sono già divenuti le norme fondamentali per le relazioni internazionali, e principi fondanti del diritto internazionale. Questi riflettono in modo incisivo le caratteristiche essenziali di un nuovo tipo di rapporti internazionali, e sono applicabili alle relazioni tra i paesi con sistemi sociali, livelli di sviluppo e caratteristiche diverse."
In Africa, terra che ormai l’Occidente considera eternamente dipendente dagli aiuti umanitari, una zattera abbandonata alla deriva, molte nazioni stanno cercando di uscire dal loro stato di sottosviluppo e intravedono nel modello cinese, nazione che fino a qualche decennio fa era nella loro stessa condizione, la possibilità di costruire concretamente un futuro diverso per i loro popoli.
Pechino, d'altra parte, è sempre più bisognosa di materia prime per le sue industrie e vede nei paesi africani ottimi partner commerciali per ottenerle.
La Cina compra le materie prime e in cambio costruisce infrastrutture e fornisce prestiti agevolati, non proclami campati per l'aria, a queste nazioni per poter fare investimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita dei loro popoli.
Citiamo degli esempi tratti da un articolo del giornale portoghese Avante! sul tema e tradotto in italiano da Marx 21:
Per allargare la cooperazione con l'Africa, la Cina concretizzerà nei prossimi tre anni una decina di programmi.
Il maggior pacchetto abbraccia le aree dell'industrializzazione, della modernizzazione agricola, delle infrastrutture, dei servizi finanziari, dello sviluppo verde, del commercio e della facilitazione degli investimenti, della riduzione della povertà, della salute pubblica, dell'interscambio tra le persone e della pace e sicurezza.
La Cina concederà 60 miliardi di dollari in sostegni finanziari. La somma include cinque miliardi in sovvenzioni e prestiti senza interessi, 35 miliardi in prestiti a tassi preferenziali e crediti per l'esportazione, cinque miliardi in capitale addizionale per il
Fondo di Sviluppo Cina-Africa, altri cinque miliardi per le piccole e medie imprese e, ancora, 10 miliardi come capitale iniziale del fondo di cooperazione per incrementare la capacità produttiva.
Cercando di rispondere al bisogno di personale qualificato, i cinesi creeranno vari centri professionali e scuole regionali per la preparazione di 200.000 tecnici africani, nello stesso momento in cui assicureranno la formazione di 40.000 quadri in Cina.
Per la riduzione della povertà, saranno lanciati 200 progetti e programmi speciali centrati sulle donne e sui bambini. E Pechino annullerà o ridurrà alcuni debiti dei paesi africani meno avanzati.
Per aiutare l'Africa ad accelerare la modernizzazione agricola, la Cina attuerà progetti di sviluppo agricolo e di elevamento del livello rurale in 100 villaggi africani, invierà 30 squadre di esperti agricoli e creerà un meccanismo di cooperazione tra istituti di ricerca agricola delle due parti.
Per quanto riguarda il settore della sicurezza, la Cina offrirà un aiuto di 60 milioni di dollari all'Unione Africana per rendere operativa una forza militare permanente con capacità di risposta immediata alle crisi.
Il rapporto di reciproco vantaggio che si viene ad instaurare tra la Cina ed i paesi africani genera un modello di commercio solidale che, se sfruttato adeguatamente, può portare ad una nuova fase nello sviluppo di tutto il continente.
Non nego le contraddizioni e gli abusi che possono esserci o ci sono, alle cui soluzioni saranno gli africani stessi a fornire le giuste formule.
A loro spetta l’arduo compito di rovesciare i regimi corrotti che tempestano ancora il paese, mettere in discussione i rapporti neocoloniali con l’Occidente e distruggere definitivamente la struttura socio-economica ereditata in blocco dal colonialismo e fatta propria dalla borghesia compradora africana, temi di cui abbiamo già parlato nel nostro precedente articolo su Fanon, a cui rimandiamo.